Il Tagliapietre è una pièce teatrale scritta da Cormac McCarthy e pubblicata nel 1995 negli Stati Uniti. In Italia, però, è arrivata solo quest’anno, con trent’anni di ritardo. Non è il primo testo teatrale di McCarthy a raggiungere le nostre biblioteche: chi mi conosce sa quanto io abbia amato Sunset Limited, un dialogo serrato tra un uomo bianco e uno nero, faccia a faccia con le grandi domande della vita. Senza scampo.
Il Tagliapietre, in un certo senso, è più teatrale dato che non è un dialogo di 120 pagine e fa uso del palco in modo particolare, come é indicato all’inizio del copione. Il protagonista, Ben, è anche il narratore della storia e c’è un suo sosia che fa quello che lui racconta. Insomma, ci sta che non abbia avuto successo a teatro, data questa complicazione. Nonostante questo però il testo è molto scorrevole.
McCarthy scrisse questa pièce dopo aver vissuto per un periodo in Kentucky, accanto a una famiglia afroamericana il cui capostipite lavorava come tagliapietre da generazioni, lasciando intendere come quella del tagliapietre fosse una vera e propria vocazione. Questa esperienza ricorda quella che, anni dopo, lo porterà a scrivere The Kekulé Problem e il dittico Il passeggero / Stella Maris. Cormac McCarthy ha dimostrato come la letteratura si faccia dalla vita, come le due cose siano inscindibili, e allo stesso tempo ha tratto da essa riflessioni profonde sui problemi metafisici che lo avrebbero accompagnato fino alla fine dei suoi giorni.
Quasi tutto il testo è ambientato in una casa dove abitano quattro generazioni di tagliapietre del Kentucky. In pochissime pagine McCarthy ci trasporta dentro un sistema di valori e una visione morale ben precisati, senza scappatoie: un’idea di mondo, di vita e di storia che ha a che fare con il Mistero.
“La struttura del mondo è tale da favorire la prosperità degli uomini. Senza questa fede niente è possibile. Quelle che combattiamo sono le filosofie che rivendicano la casualità delle invenzioni umane. Poiché non inventiamo niente se non ciò che Dio ha predisposto.” (pag. 10)
L’arte di tagliare le pietre diventa, per McCarthy, la lente attraverso cui far passare una visione del mondo netta, radicalmente lontana da ogni forma di relativismo. «L’arco dell’universo morale è certo lungo ma tende effettivamente alla giustizia», afferma a un certo punto Ben.
C'è qualcosa di profondamente religioso in questo mestiere, secondo lo stesso protagonista: «E se è vero che posare pietre può insegnarti il timore di Dio e la tolleranza verso il prossimo e l’amore per la tua famiglia è anche vero che questo sapere è instillato in te attraverso il lavoro e non attraverso una qualsivoglia contemplazione del lavoro».
“La verità è la verità” dice a un certo punto la sorella di Ben, Carlotta. Una tautologia che sfida il mondo di oggi, dove non ci fidiamo più di niente ma crediamo a tutto. Sunset Limited ci aiuta a capire meglio, forse, questa frase di Carlotta. In un bellissimo passaggio del lungo dialogo tra il bianco e il nero si dicono: «“Non sono uno che dubita. Però sono uno che fa domande”. “E che differenza c’è?”. “Be’, secondo me chi fa domande vuole la verità. Mentre chi dubita vuole sentirsi dire che la verità non esiste”».
La storia di queste 4 generazioni di tagliapietre è molto particolare e stupisce possa starci dentro un centinaio di pagine. Una storia piena di colpi di scena, di cadute, di litigate. Ogni volta che qualcuno cerca di farsi giustizia da solo o riduce il suo desiderio succede qualcosa che lo stravolge. È una strada tortuosa che sembra non avere una soluzione buona. Una delle ultime scene è in un cimitero e Cormac McCarthy, grazie alla voce di Ben, ci consegna queste parole:
«Niente si comprende una volta per tutte. Niente si raggiunge una volta per tutte. La grazia lo so somiglia molto all’amore e non la puoi meritare. È liberamente data, senza ragione né equità. Cosa potresti fare per meritarla? Cosa? Ciò di cui più ho bisogno è imparare la carità. Più di ogni altra cosa. Perché siamo tutti eletti, ciascuno di noi, e ci siamo imbarcati per un viaggio verso qualcosa di inconcepibile».
Tutto il testo ci porta qui, porta a urlare questo bisogno. Il bisogno di imparare la carità.
Se avete un’oretta di tempo libero durante questa estate (dato che piove di continuo) vi consiglio molto di leggerlo.
Se volete altri consigli di lettura potete scrivermi o se siete timidi potete leggere questa luuunga lista di libri che vi consiglio.
Cosa leggo?
Sono ormai 4 anni che aggiorno questa lista. Sta iniziando a diventare molto lunga. Cerco di mantenerla in ordine facendo categorie sempre più specifiche.
Vi auguro un buon lunedì,
Filippo